L'arte della parola

In principio fu il verbo del futurismo. O meglio, il pirotecnico e chiassoso "Zang Tumb Tumb", il gioco audace e provocatorio delle "parole in libertà", tra divertissement onomatopeici e versi spericolati, a imporsi come nuova poetica. Fu l'euforia e la carica trasgressiva del movimento italiano, all'alba del Novecento, trascinato dall'esuberanza di Filippo Tommaso Marinetti, ad escogitare un nuovo ruolo per la parola scritta, che entrava da protagonista, e non più come appendice didascalica, nell'opera d'arte.
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