Psicodrammi fotografici

ROMA -
Gwyneth Paltrow se ne sta in piedi, quasi di spalle, in reggiseno e mutande, a guardare cupa verso il nulla di una stanza desolata. Seduta sul divano, una donna più anziana, dal volto spettrale e arcigno che la fissa come a volerla polverizzare. Il tavolino tra le due donne è un covo di pasticche, fazzoletti sporchi, medicinali svuotati. Il resto è un crepuscolare gioco di luci e di ombre, di riflessi certosini sugli specchi e di sagome sulle pareti. Julianne Moore se ne sta seduta all'angolo del letto sfatto, in camicia da notte, con il volto consumato dall'indeterminatezza. Alle sue spalle, disteso, si scorge la silhouette di un uomo, forse dorme, forse è morto, forse sta per morire, forse sta per essere lasciato. Le prime luci dell'alba sembrano concedere un barlume di speranza.
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