L'arte deve essere vissuta di corsa

LONDRA -
In tempi di euforiche velleità olimpiche - nonché di un rinato ego atletico - anche un museo può diventare un'inedita pista per prestazioni muscolari e fisiche, e magari offrire all'arte il suo momento di gloria tonificata e aerobica con una corsia tutta unica per conquistare record nella corsa. Ne sa qualcosa la Tate Gallery londinese che tra i sublimi paesaggi pittorici di Turner, Constable, o dei maestri Preraffaelliti che sfilano lungo le sue pareti, vede sfrecciare in singolar tenzone veri e propri centometristi: una cinquantina di corridori doc, non virtuali né in versione pseudo-ologramma tanto meno "matrixiana", ma assolutamente vivi, vegeti e scalpitanti, che per tutto l'orario d'apertura al pubblico del museo, con una media di otto ore quotidiane, in una maratona nel senso letterale del termine dalle 10 alle 18 circa, gareggiano, nel senso nobile del termine, lungo i circa novanta metri del perimetro delle Duveen Galleries dell'istituzione museale.
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