Lisboa Minha Cidade

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Mirador de Santa Luzia

segunda-feira, agosto 18, 2008

Un altro Dante celebrò Beatrice


VASTO (Chieti) - L'estasi, non altro che un distacco dalla vita terrena per una visione eterna del paradiso. Così, in un'immagine atmosferica dove la luce fioca rende evanescente ogni contorno, appare Beatrice seduta su un balcone, nell'atto estremo della morte. Gli occhi sono chiusi eppure si protende verso una meta fisica e spirituale, la terra la sta perdendo e il cielo la sta accogliendo. Una colomba, messaggera di morte, posa un papavero bianco nelle sue mani. E se alle sue spalle compaiono Dante e Amore che si guardano con occhi enigmatici, mentre la meridiana segna le nove, numero mistico dantesco che rimanda alla perfezione di Beatrice, di fronte a lei la città di Firenze è stretta in una morsa di desolazione e solitudine. Ecco la "Beata Beatrix", la morte di Beatrice nella famosa opera di Dante Gabriel Rossetti, famigerato pittore di origini italiane (il padre Gabriele Rossetti nacque proprio a Vasto nel 1783, fu esule in Inghilterra da poeta patriota) che conquistò la scena artistica londinese all'alba di un romanticismo sfrenato divenendo tra i fondatori della Confraternita dei Preraffaelliti, devoti alle suggestioni letterarie medievali così come ai valori artistici dei grandi maestri del Trecento e Quattrocento, senza dimenticare le piccole grandi tematiche d'ispirazione antica evocate dal genio di Shakespeare.

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