
MILANO - Un sublime al negativo. Ai confini estremi della figurazione. Niente estasi, niente fascinazione, nessuna esaltazione dei sentimenti, ma tutto il fascino dell'inquieto e del torbido, di una meditazione lacerante sulla condizione intima dell'uomo in balia di ipocrisie e finzioni della società. E' questo il bello dell'arte di Francis Bacon, l'anglo-irlandese capostipite della cosiddetta Nuova Figurazione d'oltremanica, formatosi in seno a una maturità esistenziale del surrealismo, che ha spinto tutte le sue energie creative a indagare e sviscerare la vera essenza dell'uomo contemporaneo, dilaniato dalla seconda guerra mondiale ma soprattutto assediato dal dopoguerra.
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