Lisboa Minha Cidade

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Mirador de Santa Luzia

sexta-feira, março 07, 2008

Renoir, il raffaellesco


ROMA - Troppo complicato. La pittura all'aperto diventa un compromesso con se stesso troppo alto. "Avevo spremuto l'impressionismo quanto più potevo ed ero giunto alla conclusione che non sapevo né disegnare né dipingere. In una parola, l'impressionismo era, per quanto mi riguardava, un vicolo cieco". Una frase spiazzante, quasi a rinnegare un vecchio amico d'infanzia, quella autentica di Pierre-Auguste Renoir che descrive il proprio stato d'animo all'inizio degli anni '80 dell'Ottocento, alla vigilia di un trasfigurante viaggio in Italia, che si consumerà tra l'ottobre del 1881 e il gennaio del 1882, quando il pittore francese, che all'epoca aveva quarant'anni, attraverserà il Bel Paese toccando Venezia, passando probabilmente per Padova, Firenze e Roma, giungendo alla fine di novembre a Napoli per poi spostarsi in Calabria e a Capri, fino a Palermo con la sua Monreale, e ritornare nel golfo di Napoli.

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