Lisboa Minha Cidade

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Mirador de Santa Luzia

domingo, maio 04, 2008

Astrattismo alla marchigiana


ASCOLI PICENO - Può essere considerato il Paul Klee italiano. Con l'artista svizzero aveva in comune un inconscio sentimento di malinconia che permeava le sue opere di una fantasia visionaria e onirica, oltre a costruire la sua carriera da illustre isolato, quasi eremita errante rispetto al clamore di uno star system ante litteram. Osvaldo Licini, marchigiano fino al midollo osseo - perché in fondo da quella splendida periferia italiana sapeva di non potere e non volere uscire - classe 1894, di cui ricorrono quest'anno i cinquant'anni della morte, è stato uno dei più colti e raffinati artisti italiani, capace di cogliere tra i primi il valore evocativo e suggestivo del colore accanto alla libera invenzione delle forme, codificando un portentoso linguaggio di astrattismo lirico, in anni, Venti e Trenta, in cui l'Italia era congestionata dalla placida eleganza del figurativismo stile Novecento Licini, invece, fu uno dei pochi maestri che seppe metabolizzare le teorie di matrice Bauhaus, tanto da porsi idealmente al fianco di personaggi come Klee, e ovviamente, Kandinskij. Dirà il grande storico dell'arte Argan: "Nella sua opera i motivi geometrici, da Kandinskij e da Mondrian, si alternano e si mescolano con l'iconografia dell'inconscio di Klee e di Mirò".

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