Lisboa Minha Cidade

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Mirador de Santa Luzia

quinta-feira, maio 29, 2008

Progetto di meccanica irrazionale


BASILEA - New York fu una folgorazione. In quell'autunno del 1938, con l'Europa lasciata alle spalle, scricchiolante sull'imminente baratro della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti gli apparivano come una terra di impressionante potenzialità, e la Grande Mela rappresentava, nella sua mente famelica di civiltà industriale, un'opera d'arte architettonica totale, incarnazione urbanistica e intellettuale dello spirito moderno, ritratto ideale di un dinamismo tecnologico scalpitante. Fernand Léger, il maestro francese cresciuto sulla lezione cézanniana e postimpressionista, influenzato dalla violenza cromatica e figurativa dei fauves, per lasciarsi infine sedurre dal cubismo di Picasso, salvo poi trasfigurarlo in uno stile totalmente personale nutrito di soggetti presi in prestito dai congegni meccanici, da figure umane simili ad automi assoggettate o integrate visceralmente nel processo tumultuoso del lavoro industriale, era al suo terzo viaggio in America, seppur breve, preludio del più lungo e corposo esilio oltreoceano dal '40 al '45, per quella sua simpatia plateale per il partito comunista. Una piccola grande parentesi affollata di commissioni illustri, come le pitture murali per l'appartamento del magnate Nelson Rockefeller, come il progetto - respinto - di un "Cinematic Mural" sempre per il portentoso Rockefeller Center di New York, da realizzarsi con il suo architetto Wallace Harrison, un lavoro murale concepito come un film il cui svolgimento risultava sincronizzato con il movimento delle scale mobili dell'edificio della Radio-City.

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